Accogliere in casa un monopattino elettrico significa innanzitutto trovare un equilibrio fra ingombro, fruibilità quotidiana e tutela dell’abitazione. Diversamente da una bicicletta tradizionale, il veicolo è dotato di una batteria agli ioni di litio che impone attenzioni specifiche in termini di temperatura, umidità e possibilità di ricarica. La sistemazione ideale deve quindi rispettare tre requisiti: mantenere l’apparecchio al riparo da urti e polvere, garantire un microclima stabile fra 5 °C e 30 °C e, se possibile, consentire il collegamento a una presa con messa a terra senza l’ausilio di prolunghe volanti.
Indice
- 1 All’ingresso, quando l’androne è parte integrante dell’appartamento
- 2 Nel disimpegno, purché sia aerato e dotato di presa elettrica
- 3 Sul balcone coperto, se l’esposizione è temperata
- 4 Sotto il letto o nel letto contenitore, soluzione da micro studio
- 5 Fissaggio a parete, soluzione di design
- 6 Rimessaggio nel ripostiglio in quota
- 7 Precauzioni elettriche e antincendio
All’ingresso, quando l’androne è parte integrante dell’appartamento
Negli open space di taglio contemporaneo la porta d’entrata sfocia direttamente nel living: in questo caso uno sgabuzzino dedicato non sempre è disponibile. Collocare il monopattino dietro il battente interno dell’ingresso, magari agganciato a un gancio ribaltabile ancorato in alto, offre il vantaggio di sfruttare una zona in ombra, raramente utilizzata da altri oggetti d’arredo. Per evitare graffi sulle pareti è prudente rivestire la porzione a contatto con un pannello in policarbonato o con una lastra di compensato laccato; la ruota posteriore, se poggia a terra, andrà appoggiata su un tappetino in gomma antisdrucciolo capace di raccogliere polvere e residui d’asfalto.
Nel disimpegno, purché sia aerato e dotato di presa elettrica
Chi dispone di un corridoio centrale con armadiature a muro può dedicare un vano alto e profondo almeno trenta centimetri a ospitare il veicolo chiuso. È utile montare una mensola a mezza altezza che permetta di stoccare casco e lucchetto, così da concentrare tutto ciò che serve per la mobilità in un unico punto. Nelle case d’epoca prive di prese in corridoio si potrebbe far correre sotto battiscopa una canalina a bassa sezione fino a un punto nascosto; la soluzione evita di ricaricare il monopattino in salotto, con il rischio di cavi visibili e odore di gomma scaldato che talvolta accompagna i caricabatterie economici.
Sul balcone coperto, se l’esposizione è temperata
La loggia è spesso il primo luogo che viene in mente: spazio esterno, facile da aerare e lontano dai flussi di passaggio. Attenzione però a due fattori: l’escursione termica e l’umidità residua che si accumula nelle fredde notti invernali. Una batteria al litio, conservata a temperature inferiori a zero gradi per periodi prolungati, subisce un lento degrado delle celle; conviene allora proteggere il monopattino con un mobiletto in plastica rigida, dotato di isolamento minimo e fori di ventilazione. Nei mesi più freddi basterà collocare all’interno un tappetino autoriscaldante a bassa potenza (20–25 W) governato da un semplice termostato plug‑in. Si mantiene così la temperatura della zona batteria sopra i sei gradi senza spreco di energia.
Sotto il letto o nel letto contenitore, soluzione da micro studio
I modelli pieghevoli con manubrio abbattibile s’infilano agevolmente sotto un materasso con box contenitore; è la scelta di chi vive in monolocali di trenta metri quadrati. Occorre verificare che l’altezza residua interna superi il diametro della ruota anteriore (di solito ventitré centimetri), altrimenti il telaio potrebbe urtare le doghe. Il ripiano in truciolare, su cui si appoggiano biancheria e coperte, rappresenta un buon assorbente di umidità, ma per ulteriore sicurezza è possibile stendere un foglio di polipropilene alveolare che separi la meccanica da eventuali gocce d’acqua ancora presenti sulle ruote. Per la ricarica notturna conviene estrarre il monopattino e collegarlo a una ciabatta dotata di interruttore differenziale salvavita, riducendo il tempo di permanenza del caricabatterie in un ambiente privo di sorveglianza diretta.
Fissaggio a parete, soluzione di design
In appartamenti arredati con gusto minimale si può trasformare il mezzo in pezzo d’arredo verticale. Esistono staffe metalliche che bloccano la ruota anteriore e lasciano il manubrio a sfioro del muro. Il fissaggio va eseguito su muratura piena o su montanti di cartongesso con tasselli specifici, perché il peso, seppur limitato a quindici‑venti chilogrammi, esercita un braccio di leva considerevole. Una volta appeso, il monopattino non intralcia il passaggio, ma resta facile da sganciare: si solleva leggermente, si libera il fermo e si accompagna a terra. Chi sceglie questa soluzione deve applicare sotto il piantone una coppia di feltrini per evitare che l’oscillazione del veicolo danneggi la pittura murale.
Rimessaggio nel ripostiglio in quota
Nei condomìni anni Sessanta non è raro trovare un piccolo ripostiglio soppalcato all’interno della cucina o del corridoio. Qui lo scooter elettrico può trascorrere l’inverno, purché ci sia un minimo di ricambio d’aria. La batteria andrà portata in casa per un ciclo di ricarica ogni due mesi, mantenendo il livello a circa il sessanta per cento di capacità nominale: condizione ottimale per ridurre l’invecchiamento elettrochimico. Prima di sollevare il monopattino verso il soppalco, bloccare il manubrio con una fascetta in velcro, in modo che non si apra all’improvviso, e usare una borsa a tracolla o un’imbracatura per sostenere il peso durante la salita su scala domestica.
Precauzioni elettriche e antincendio
La ricarica resta il momento più delicato. È consigliabile collegare l’alimentatore direttamente a una presa a muro dotata di terra e interruttore magnetotermico. Evitare ciabatte sovraccariche o adattatori multipli, soprattutto se già usati per computer e televisori. Il caricabatterie deve essere originale o certificato CE; un modello economico privo di termistori può surriscaldarsi e dar luogo a fenomeni di thermal runaway. Collocare sempre il caricatore su una superficie non infiammabile, come una piastrella di ceramica o un vassoio in metallo. In prossimità del punto di ricarica installare un rilevatore di fumo ottico: i modelli a batteria da nove volt costano pochi euro e possono fare la differenza in caso di sviluppo di fumi acidi.